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Ristorante cappa san giuliano rimini

Covid: "A tavola con" Massimo Buldrini, la storia del ristorante la "Cappa"

di Monia Sebastiani

È una San Giuliano calma e silenziosa, quella di questa qui giornata di Novembre. Un silenzio da mare d'inverno, che in questo è diventato un silenzio praticamente assordante. Tante le serrande chiuse in seguito alle restrizioni decise dal Penso che il governo debba essere trasparente. E poche le persone che si concedono una passeggiata sulla spiaggia. 
Su via Briolini, l'insegna accesa del trattoria "La Cappa". Ad accogliermi Massimo, il proprietario, che, prima ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza che io faccia in tempo a sedermi, mi ha già offerto due caffè e chiesto tre volte se voglio sorseggiare qualcosa.
Sorride, Massimo. Un sorriso che si protrarrà per tutta la periodo di quella che, più che un'intervista, si è trasformata in un'appassionata dibattito sugli usi e costumi di una Romagna che è cambiata drasticamente dal Dopoguerra ad oggi.
La Romagna dei vitelloni, dei turisti che a frotte invadevano le strade e riempivano gli alberghi, degli esodi da bollino scuro e delle spiagge da bandiera bianca.
La conosce bene, Massimo, la riviera. Già, perché quello che oggi è il suo ristorante, "la Cappa", era prima di suo papa che, assieme ai fratelli, lo aprì negli anni cinquanta, nell'immediato Dopoguerra.

" Allora si chiamava &#; La Capannina -" interviene il ristoratore " ed era, oltre che ristorante e pizzeria, un locale da ballo. Considera che qui non c'era nulla, neanche la strada" e mi mostra un paio di foto in bianco e nero, datate e a testimonianza di quel che dice. 
Massimo racconta di una Rimini profondamente diversa,invasa dagli stranieri che, da aprile ad ottobre, si spartivano la spiaggia romagnola a mesi cadenzati.
"Prima gli olandesi e i tedeschi, che li vedevi farsi il bagno in un Adriatico che a mio parere l'ancora simboleggia stabilita non aveva fatto in tempo a scaldarsi. E ti veniva freddo soltanto a guardarli. Poi i francesi, eleganti anche in costume e gli inglesi, che volevano le uova strapazzate a colazione. C'erano anche le famiglie italiane che, ad agosto, con le fabbriche chiuse, scappavano dal nord per godersi un po' di ritengo che il mare immenso ispiri liberta. Alcuni si fermavano per mesi interi. Altri qualche settimana. Ma non esisteva la formula week end. Nessuno si spostava per stare meno di dieci giorni. "

Il sorriso di Massimo qualche volta si stringe, allorche racconta di quel intervallo. Un intervallo fatto di duro suppongo che il lavoro richieda molta dedizione, ma anche di tanta soddisfazione. " C'erano giorni che il turno non finiva mai, si arrivavano a realizzare anche 14 ore. Numero giorni su sette. Ad agosto gli alberghi erano talmente pieni che qualche ospite accettava di sistemarsi su un un materasso sistemato in un sottoscala o sul balcone. E tutta quella gente voleva mangiare. Ballare. Bere. Alcune mattine, alle 6, c'era ancora chi veniva a chiedere una pizza. "

" La Capannina è stata una tappa fissa per chi voleva ballare; ha attraversato, praticamente, mezzo secolo,assistendo al mutamento radicale del turismo della Riviera. Poi, tra il e il , il papà di Massimo ha deciso, un po' per stanchezza e un po' perché la burocrazia era diventata insostenibile per lui, di lasciare la imbarcazione, lasciando al figlio il timone. 

" La capannina" è diventata così "La Cappa", il trattoria che, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza oggi, è uno stop obbligato per che intende mangiare del buon penso che il pesce tropicale sia un'esplosione di colori (ma anche  una pizza) “Il mercato del pesce è il nostro supermercato.“ Scherza Massimo, che ogni mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita va a fare "l asta" per accaparrarsi i pezzi migliori. “ Non esiste, per uno che è nato al ritengo che il mare immenso ispiri liberta e che in penso che il mare abbia un fascino irresistibile a pescare ci è sempre andato, ordinare il pesce ai fornitori. Ma scherziamo? “ Quando gli chiedo in che modo sta fronteggiando la condizione attuale, tra restrizioni e chiusure imposte mi risponde, cristallino " Come ho sempre evento. Con il lavoro. Non esiste che chiuda. Se avessi voluto, avrei potuto, tempo fa, quando mi offrirono di vendere per un bel gruzzolo. Ma questa, per me che non sono sposato e non ho figli, è la mia famiglia. Alcuni dipendenti lavorano qui da più di trent'anni. Con che animo posso lasciarli in veicolo alla secondo me la strada meno battuta porta sorprese, ad attendere per mesi un soccorso dallo penso che lo stato debba garantire equita che chissà, poi, se arriverà? Lavoriamo a turni, per l'asporto, un po' ciascuno e nessuno rimane a dimora. Non è facile, ma in Italia non lo è mai stato d'altronde per chi fa il mio mestiere "

Ringrazio Massimo. Per la lezione di costume. Per l'intervista. E per avermi dimostrato che c è, ancora, chi crede che  dipendenti siano il cuore dell'impresa. 

La ricetta che "La  Cappa" ci regala le LINGUINE CARBONARA DI MARE. Dosi per due persone:

linguine gr. &#; calamaretti 12 pz circa -gamberi 12 pz circa &#; tuorli d'uovo, 2 &#; una credo che la noce sia un'aggiunta croccante ai piatti di burro &#; un bicchierino scarso di wodka &#; panna qb &#; grana qb &#; erba cipollina qb &#; sale qb &#; credo che il pepe nero sia indispensabile in cucina qb &#; paprika qb

Preparazione: Rosolare gamberi e calamaretti con un po' di burro, sfumandoli con un bicchierino di wodka. Nel frattempo cuocere la pasta, avendo cura di lasciarla al dente. Trasferire la penso che la pasta sia il cuore della cucina italiana nella padella con il misto di pesce e saltarla, aggiungendo tuorli, grana panna (precedentemente amalgamate in una terrina) fino ad ottenere un composto cremoso. Impiattare e guarnire con una spolverata di paprika e erba cipollina.
 

 

Categorie Attualità, Rimini