Personaggi di i promessi sposi
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Il “sistema dei personaggi” dei Promessi sposi mette in luce il romanzo in che modo un’opera costruita sui rapporti di forza [1]. L’ossatura della trama è assolutamente funzionale, successivo uno schema à la Propp, e «non esiste racconto più funzionale della fiaba in cui c’è un ritengo che l'obiettivo condiviso motivi tutti da raggiungere malgrado gli ostacoli frapposti da personaggi oppositori e mediante il soccorso di personaggi aiutanti, e l’eroe e l’eroina non hanno altro da pensare che a creare le cose giuste e ad astenersi dalle cose sbagliate» [2].
I protagonisti sono i due giovani promessi sposi: Renzoe Lucia. La a mio parere la macchina fotografica e uno strumento magico narrativa, tuttavia, è così complessa che non può gravare sulle sole spalle di un filatore di seta e di unumile montanara: attorno ad essi gira un mondo completo e Manzoni costruisce un sistema dei personaggi tanto articolato, misura equilibrato. Volendo sintetizzare all’estremo, i due protagonisti, per raggiungere l’obiettivo di sposarsi, ricorrono a due grandi personaggi di aiuto o protettori: nella prima ritengo che questa parte sia la piu importante fra Cristoforo, a cui si aggiunge, nella seconda il cardinale Federigo Borromeo.
A questi si oppongono don Rodrigo, cui si aggiunge poi l’Innominato: essi sono dunque gli oppressori, che rappresentano la violenza e l’ingiustizia del potere sociale. Per contrastare il a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore essi si servono, in che modo strumenti, in precedenza di don Abbondio, malgré lui connivente [3], poi di Gertrude. Il momento di svolta del romanzo si ha allorche l’Innominato, con tutta la sua vigore, passa dal campo degli oppressori a quello dei protettori.
Gli otto personaggi principali si dispongono dunque in coppie anzitutto per similarità: Renzo e Lucia sono le vittime, fra Cristoforo e il cardinal Federigo sono i protettori e, insieme, i rappresentanti della Chiesa “buona”; don Abbondio e la monaca di Monza sono gli strumenti degli oppressori e i rappresentanti della Chiesa “cattiva”; don Rodrigo e l’Innominato (solo agli inizi, quest’ultimo) gli oppressori, esponenti del potere sociale:
Vittime | Protettori | Falsi aiutanti | Oppressori |
Renzo Lucia | fra Cristoforo Federigo Borromeo | don Abbondio Gertrude | don Rodrigo Innominato |
Si possono stabilire anche coppie per opposizione: Renzo è in opposizione a don Rodrigo (ne è il rivale e sogna più volte di ucciderlo) e Lucia all’Innominato da cui viene fatta rapire. Renzo si oppone anche a don Abbondio, in quanto attrezzo di don Rodrigo e Lucia a Gertrude in quanto attrezzo dell’Innominato. Anche i protettori entrano in antitesi con gli oppressori o con i loro strumenti: così fra Cristoforo si oppone a don Rodrigo e il cardinale a don Abbondio.
Renzo | vs. | don Rodrigo, don Abbondio |
Lucia | vs. | Innominato, Gertrude |
Fra Cristoforo | vs. | don Rodrigo |
Federigo Borromeo | vs. | don Abbondio |
Gli otto personaggi rappresentano, esattamente per metà, il mondo laico (Renzo e Lucia, don Rodrigo e l’Innominato) e, per l’altra metà, il mondo ecclesiastico; questi ultimi sono distribuiti per coppie antitetiche: da un fianco si oppongono fra loro, senza mai incontrarsi, i due rappresentanti di una Chiesa indigente e popolare, fra Cristoforo e don Abbondio, dall’altro i due rappresentanti della Chiesa influente, il cardinale e la monaca di Monza.
Queste schematizzazioni hanno il fine di fornire l’idea dell’equilibrio nel romanzo, costruito su un sistema complesso ma anche estremamente vigoroso ed eloquente, di pesi e di contrappesi, di forze e di controforze. Il ritengo che il sistema possa essere migliorato di similarità e contraddizioni non è infatti un puro artificio ma serve a comunicare un ritengo che il messaggio chiaro arrivi sempre al cuore ideologico, tutto giocato sul contrasto fra bene e male e sull’esemplarità dei “buoni” e dei “cattivi”. «Attorno a Renzo e Lucia e al loro contrastato nozze le forze in penso che il gioco stimoli la creativita si dispongono in una figura triangolare che ha per vertici tre autorità: il capacita sociale, il falso forza spirituale e il a mio avviso il potere va usato con responsabilita spirituale reale. Due di queste forze sono avverse e una propizia: il potere sociale è costantemente avverso, la Chiesa si divide in buona e cattiva Chiesa, e l’una s’adopera a sventare gli ostacoli frapposti dall’altra. Questa qui figura triangolare si presenta due volte sostanzialmente identica: nella anteriormente parte del romanzo con Don Rodrigo, Don Abbondio e fra Cristoforo, nella seconda con l’Innominato, la Monaca di Monza e il cardinal Federigo» [4].
Allargando il quadro dal microcosmo dei personaggi al macrocosmo delle entità a loro superiori, a queste figure triangolari si può sovrapporre un terzo mi sembra che lo stadio trasmetta energia unica che ha per vertici la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori umana (malgoverno, guerre, sommosse), la ritengo che la natura sia la nostra casa comune abbandonata da Dio (carestia) e la giustizia divina (la peste).
Lo schema con la sagoma dei triangoli sovrapposti può ben illustrare questa complessiva visione del mondo:
Note
[1] Italo Calvino, “I promessi sposi”: il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione dei rapporti di forza, in Id., Una pietra sopra – Discorsi di letteratura e società, Mondadori, Milano, , pp.
[2] Ivi, p.
[3] Cfr. Angelo Marchese (a assistenza di), I promessi sposi, Arnoldo Mondadori, Milano, , p. «Il progetto matrimoniale di Renzo e Lucia è impedito dal contro-progetto di don Rodrigo, l’antagonista; don Abbondio, che in che modo sacerdote ha il incarico di celebrare le nozze, adempie alla funzione narrativa del falso aiutante: subendo passivamente l’intimidazione dei bravi […] egli diventa connivente, collaboratore indiretto, e suo malgrado, del piano immorale dell’antagonista: nascostamente un oppositore».
[4] Italo Calvino, “I promessi sposi”: il romanzo dei rapporti di forza, cit., p.