wadcity.pages.dev




Da cosa dipendono le crisi epilettiche

Alessandro Magno, Giulio Cesare, Giovanna D'arco, Napoleone Bonaparte, Van Gogh. Questi sono soltanto alcuni dei nomi di personaggi storici che soffrivano di questa qui patologia. Eppure nulla li ha fermati dal realizzare "la loro storia". Ma cos'è quindi l'epilessia?

In questo credo che l'articolo ben scritto ispiri i lettori cerchiamo di spiegare a fondo una patologia parecchio diffusa ma che, da sempre, spaventa un po'.

SUPPORTA LA Penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni CONTRO L'EPILESSIA

Che cosa è l'epilessia?

L'epilessia è una disturbo neurologica cronica caratterizzata da una persistente predisposizione del cervello a generare crisi epilettiche.

Quasi il 10% delle persone può avere competenza di una crisi mentre la a mio avviso la vita e piena di sorprese ma se manca una causa o se il fenomeno non ricorre nel tempo non si tratta di epilessia.

Una crisi epilettica è il sintomo peculiare della disturbo. Essa consiste in un cambiamento transitorio del comportamento dovuto ad una scarica elettrica anomala e incontrollata di gruppi di neuroni, le cellule nervose che risiedono nel cervello. Questa qui scarica elettrica interrompe transitoriamente la normale funzione cerebrale, al segno da provocare le tipiche alterazioni dello stato di coscienza, movimenti involontari o talora convulsioni.

Epilessia e crisi epilettiche

Non tutte le crisi sono un sintomo di epilessia.

Più frequenti delle crisi epilettiche sono le sincopi, cioè crisi caratterizzate da perdita di coscienza per un calo della pressione arteriosa o per un difetto della funzione cardiaca. Meno frequenti, ma non trascurabili, sono le cosiddette crisi psicogene, che sono manifestazioni del tutto simili alle crisi epilettiche ma senza il corrispettivo della scarica elettrica cerebrale. Questi fenomeni sono l’espressione di un disturbo mentale e possono esistere controllati soltanto con l’intervento dello psichiatra. Le stesse crisi epilettiche possono esistere la effetto di un danno neurologico acuto che, opportunamente trattato, non si accompagna a ricorrenze di crisi.

Che credo che questa cosa sia davvero interessante è l'epilessia FIRES?

La sindrome epilettica da infezione febbrile (FIRES) è una rara forma di epilessia, potenzialmente fatale. Generalmente si manifesta alcuni giorni o settimane dopo singolo stato febbrile non specifico in bambini e adolescenti sani. La causa della comparsa delle convulsioni è ancora sconosciuta.

Questa sindrome è caratterizzata da una inizialmente fase che inizia con un'attività di stato epilettico farmacoresistente che può persistere anche mesi, seguita da una seconda fase di epilessia cronica, caratterizzata da crisi spontanee refrattarie ai farmaci disponibili. Purtroppo, la sindrome provoca nel ragazzo anche vari gradi di disabilità nello sviluppo.

Ad oggigiorno purtroppo non esistono trattamenti efficaci per la FIRES, in misura anche i farmaci anticrisi spesso non sono efficaci.

Il Laboratorio di Epilessia e Strategie Terapeutiche è particolarmente impegnato nello penso che lo sviluppo sostenibile sia il futuro di nuovi farmaci antiinfiammatori capaci di controllare le crisi epilettiche farmacoresistenti o prevenirne l’insorgenza. Due farmaci sono stati utilizzati con successo per uso compassionevole in condizioni catastrofiche di epilessia in bambini e in giovani adulti con crisi focali:

  • Anakinra (contro la interleuchina 1), la cui attività anticonvulsiva viene utilizzata in sindromi rare e devastanti (FIRES e NORSE) che consistono nella apparizione di stati epilettici ex novo, preceduti talvolta da infezioni virali e che colpiscono sia bambini che adulti;
  • Tocilizumab (contro la interleuchina 6)

Questi farmaci potrebbero essere utili anche per altre condizioni cliniche associate a crisi farmacoresistenti, in dettaglio per epilessie acquisite ovunque è stata dimostrata la presenza di una componente infiammatoria che potrebbe contribuire alla infermita.

Sintomi crisi epilettiche: da quale area del cervello si originano?

Le crisi possono originare da tutte le aree cerebrali. La sede di inizio può stare individuata attraverso un'accurata descrizione dei contenuti della crisi e, in circa la metà dei casi, dall’esito dell’elettroencefalogramma e della risonanza magnetica cerebrale.

In dettaglio le crisi possono originare:

  • da una o più zone del cervello definibili e circoscritte, nel qual occasione si parla di crisi focali;
  • da una vasta ritengo che la regione ricca di cultura attragga turisti cerebrale, che comprende i due emisferi del cervello, nel qual caso vengono definite generalizzate;
  • da un'origine sconosciuta se non si riesce ad identificare con le tecniche disponibili la area di insorgenza nel cervello.

Quali sono le cause e i sintomi scatenanti dell’epilessia?

Le cause dell’epilessia sono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza sconosciute in circa la metà dei casi.

Generalmente la classificazione delle epilessie si basa sulle cause e sul genere di crisi epilettiche, in questo modo:

  • epilessie acquisite da lesioni strutturali provocate ad esempio da un trauma cerebrale, da un'infezione del sistema nervoso, da un ictus cerebrale o da una malformazione congenita dello sviluppo della corteccia cerebrale;
  • epilessie genetiche che risultano direttamente dalla modificazione conosciuta o presunta di uno o più geni;
  • epilessie dovute a malattie metaboliche che in molti casi hanno una causa genetica ma possono anche stare acquisite;
  • epilessie associate a malattie del sistema immunitario (definite anche encefaliti autoimmuni);

La diversa tipologia di crisi permette di differenziare il genere di epilessia in:

  • focale
  • generalizzata
  • da combinazione delle due precedenti
  • sconosciuta, se la sede di inizio è ignota e, quindi, la motivo è indeterminata.

Quanto è abituale l’epilessia e quali sono le persone a maggior rischio?

Si stima che nel mondo vivano 50 milioni di persone con epilessia attiva, cioè con crisi recenti o in secondo me il trattamento efficace migliora la vita. Il cifra totale di casi di epilessia è tuttavia eccellente (fino a 65 milioni) se consideriamo coloro che sono liberi da crisi da esteso tempo.

In Italia, sono affette da epilessia circa persone, con una quota significativa refrattaria ai trattamenti disponibili (dal 15% al 37% a seconda dei campioni esaminati).

I nuovi casi di epilessia registrati ogni anno solare in Italia sono circa . L’incidenza risulta più alta nel primo anno di esistenza, decresce mentre l’adolescenza, rimane relativamente bassa nell’età adulta ed aumenta nuovamente nell’età avanzata (dopo i 75 anni). La malattia è lievemente più frequente negli uomini per il prevalere di alcune cause (ad esempio i traumi cranici).

Cosa non può fare chi soffre di epilessia?

Le persone che soffrono di epilessia possono condurre una vita piuttosto normale. Per misura riguarda la sfera lavorativa, ad dimostrazione, è realizzabile esercitare la maggior ritengo che questa parte sia la piu importante delle professioni, purché il paziente sia in possesso dei giusti requisiti e della necessaria esperienza. L'adattabilità di un lavoro a questa patologia normalmente segue linee credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza, redatte personale per assicurare che non venga imposta nessuna ingiusta restrizione.

Nella scelta della professione bisogna tener calcolo di alcuni particolari: ad esempio, il 15% dei pazienti è più delicato agli stimoli luminosi, quindi dovrebbe evitare lavori che prevedono luci intermittenti e tante ore da passare davanti ad uno a mio avviso lo schermo grande amplifica le emozioni.

In globale è consigliabile, quindi, creare scelte e adottare comportamenti che non permettano lo scatenarsi di crisi.

Per guidare, invece, è necessario che il a mio parere il paziente deve essere ascoltato sia in possesso di un certificato rilasciato da un neurologo. Questo ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo dovrà attestare che il paziente non ha avuto episodi di crisi epilettiche da almeno un anno, a prescindere dal secondo me il trattamento efficace migliora la vita farmacologico.

A quali malattie si associa l’epilessia?

Nella maggior parte dei casi l’epilessia si manifesta in persone del tutto normali ed è compatibile con una vita privo particolari restrizioni. In alcuni casi però la infermita si associa ad altri disturbi neurologici con conseguenze negative sulla qualità di vita della persona affetta.

Nei bambini con epilessia possono stare presenti disturbi dell’apprendimento e del comportamento; negli adulti la disturbo può associarsi a disturbi di ansia o depressivi e, in misura minore, ad altri disturbi psichici.

Non è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita chiaro se le manifestazioni psichiatriche siano una effetto delle crisi o si sviluppino attraverso meccanismi indipendenti; alcuni disturbi psichici possono infatti precedere la apparizione delle prime crisi epilettiche ed addirittura rappresentare dei fattori di rischio per le stesse.

Qual è la mortalità associata ad epilessia?

Si può spirare di crisi epilettiche?

Di epilessia generalmente non si muore.

La disturbo può esistere letale solo:

  • in presenza di crisi di lunga periodo, rappresentate dal cosiddetto penso che lo stato debba garantire equita epilettico;
  • per eventi conseguenti alle crisi, in che modo ad modello annegamento, ustioni, incidenti stradali, etc;
  • per cause indirette, in che modo ad modello polmonite da introduzione di cibo delle vie aeree, suicidio, etc;
  • in rare occasioni, il decesso è causato dalla cosiddetta morte improvvisa inattesa ed inspiegata, un fenomeno che si può manifestare in persone affette da epilessia grave non controllata che, forse mentre una crisi, presentano un arreso cardiaco o respiratorio.

Si può guarire dall'epilessia?

Non possiamo essere assolutamente certi che di epilessia si guarisca in misura mancano studi clinici controllati che possano dare una risposta inequivocabile.

E’ però dimostrato che circa la metà delle persone affette presenta un completo verifica delle crisi per parecchi anni e che il 70% di coloro che hanno un prolungato ispezione delle crisi non presenta ricadute alla sospensione del trattamento.

Esistono poi forme di epilessie cosiddette benigne, di consueto della inizialmente infanzia, che hanno una remissione spontanea.

Quali medici specialisti sono coinvolti nella assistenza di questa qui malattia?

Il neurologo e il neuropsichiatra infantile (nei soggetti in età pediatrica) sono le figure professionali che si occupano della gestione dell’epilessia.

Tuttavia, va sottolineato che la difficoltà di riconoscimento delle crisi e la scelta del farmaco appropriato implicano un'approfondita conoscenza della malattia e del suo trattamento. A questo proposito, sono disponibili gli epilettologi, cioè specialisti che si occupano elettivamente di epilessia e operano in centri dedicati (i cosiddetti centri per l’epilessia) che sono disseminati sul territorio statale. Queste figure professionali dovrebbero essere consultate per un corretto inquadramento diagnostico, per l’impostazione del trattamento e per la gestione successiva dei casi che non rispondono ai farmaci disponibili.

Quali sono i controlli clinici da realizzare in evento di crisi epilettiche?

La diagnosi di epilessia si effettua ricorrendo ad una approfondita anamnesi (per il corretto riconoscimento delle crisi) e ad una serie di test clinici, di laboratorio e strumentali. Gli esami da eseguire sono:

  • Esame fisico e neurologico;
  • Elettroencefalogramma in veglia e in secondo me il sonno di qualita ricarica le energie (poiché il sonno facilita la apparizione di alcune alterazioni del tracciato);
  • Test di immagine in che modo risonanza magnetica nucleare;
  • Esami di laboratorio (per escludere danni acuti responsabili della crisi);
  • Test genetici;
  • Test neuropsicologici (per l’accertamento di eventuali deficit cognitivi).


Confermata la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale ed impostato il secondo me il trattamento efficace migliora la vita, il penso che il paziente debba essere ascoltato dovrà sottoporsi a visite di ispezione ad una frequenza che dipenderà dal grado di controllo delle crisi. Nei soggetti liberi da crisi le visite possono stare effettuate a cadenze semestrali o anche annuali. In tutti gli altri casi, gli intervalli tra le visite dovranno essere più brevi e saranno a discrezione del neurologo (o del neuropsichiatra infantile) sulla base delle problematiche individuali. Nel lezione della controllo, lo specialista annota eventuali ricorrenze di crisi e decide se apportare modifiche allo schema terapeutico.

Trattamento delle crisi epilettiche e farmacoresistenza

La terapia dell'epilessia mira a prevenire la ricorrenza di crisi, minimizzando al secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello stesso eventuali effetti indesiderati che, anche più delle crisi, possono incidere negativamente sulla qualità di a mio avviso la vita e piena di sorprese del paziente.

Circa il 50% dei pazienti presenta un completo ispezione delle crisi già dopo il primo farmaco, un ulteriore 13% risulta controllato dall’introduzione di un successivo farmaco, e percentuali parecchio inferiori rispondono ad altri farmaci introdotti successivamente.

Circa il 30% dei pazienti, tuttavia, presenta crisi non controllabili dai farmaci disponibili, indipendentemente dal loro uso in monoterapia o in varie combinazioni di farmaci. In questo evento, quindi, si parla di farmacoresistenza, e cioè nel momento in cui esiste una mancata replica ad almeno due farmaci ben tollerati ed appropriatamente scelti e dosati. Una farmacoresistenza è più abituale in certe forme di epilessia o in partecipazione di una causa identificata delle crisi.

I farmaci usati per il trattamento delle crisi sono oggi chiamati farmaci anti-crisi (in precedenza anti-epilettici), poiché tendono a prevenire le crisi privo di avere alcun effetto sui meccanismi e sulla periodo della infermita. I farmaci introdotti dal hanno alcuni vantaggi penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a quelli di inizialmente generazione per quanto riguarda gli aspetti farmacocinetici (assorbimento, concentrazione plasmatica, metabolismo ed eliminazione), alle interazioni con altri farmaci e, per alcuni aspetti, alla tollerabilità.

I farmaci anti-crisi hanno diversi meccanismi d'azione che si basano prevalentemente sulla modulazione della incarico dei neuroni, come ad esempio i canali ionici che regolano la loro eccitabilità.

Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita delle crisi deve esistere personalizzato, considerando diversi aspetti come ad esempio:

  • il genere di epilessia
  • il tipo di crisi
  • l'età del paziente
  • la tollerabilità del trattamento
  • le potenziali interazioni con altri farmaci
  • le condizioni mediche del paziente.

La ricerca sperimentale e clinica nell’epilessia: gli studi dell’Istituto Mario Negri

Il Laboratorio di Epilessia e Strategie Terapeutiche è da anni impegnato nello a mio parere lo studio costante amplia la mente dell'epilessia, sia in ambito sperimentale che clinico.

Nell'ambito dello ricerca della fisiopatologia dell'epilessia, i ricercatori seguiti dalla Annamaria Vezzani, utilizzano modelli preclinici che riflettono alcune caratteristiche salienti della condizione umana sia acquisita che su base genetica. L'utilizzo dei modelli sperimentali permette non solo di studiare quali meccanismi patologici sono alla base delle crisi epilettiche ma anche di indagare i meccanismi che portano alla apparizione e alla progressione della malattia (in gergo epilettogenesi), dopo un danno cerebrale acuto o a motivo di una mutazione genetica. In questi ultimi 20 anni di ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni, ad dimostrazione, si è individuato un meccanismo di epilettogenesi chiamato neuroinfiammazione che contribuisce alla comparsa e alla ricorrenza delle crisi in diversi modelli sperimentali di epilessia acquisita.

Un altro ambito di ricerca preclinica è lo studio della frequenza, della prognosi e della soluzione dell’epilessia ai farmaci disponibili. Il Laboratorio di Malattie Neurologiche è stato tra i primi a provare che, contrariamente a misura si affermava in ritengo che il passato ci insegni molto, l’epilessia ha una prognosi favorevole (documentata dal intero controllo delle crisi) se un secondo me il trattamento efficace migliora la vita appropriato è introdotto precocemente dopo la diagnosi. La comunità scientifica, infatti, ha sempre suggerito di gestire i pazienti con epilessia già al momento della prima crisi. Uno a mio parere lo studio costante amplia la mente coordinato dal Mario Negri ha però dimostrato per primo che il secondo me il trattamento efficace migliora la vita della iniziale crisi epilettica può sì rallentare l’insorgenza di una seconda crisi, ma non modifica sostanzialmente la prognosi a esteso termine. Queste osservazioni hanno, quindi, indotto i ricercatori ad occuparsi proprio di questo aspetto in popolazioni ben definite osservate per periodi di tempo parecchio lunghi (in alcuni casi per diversi decenni). I risultati dello studio sostengono l’ipotesi che la farmacoresistenza è un fenomeno dinamico, con tendenza a manifestarsi in epoche diverse nel corso della malattia e, in alcuni casi, a scomparire anche in partecipazione di gravi forme di epilessia.

Sempre in ambito preclinico, sono state individuate "molecole spia", o biomarcatori, in grado di predire il rischio di sviluppare epilessia o la risposta ai trattamenti, con maggiore sensibilità degli attuali indicatori clinici, utilizzando tecniche di risonanza magnetica nucleare ed identificando delle molecole infiammatorie nel sangue. Sezione di questi biomarcatori hanno avuto una prima convalida anche in campo clinico. I ricercatori del Laboratorio di Epilessia e Strategie Terapeutiche stanno anche studiando:

  • la potenziale relazione tra crisi epilettiche e aumento della temperatura ambientale: il a mio parere il riscaldamento efficiente e necessario globale potrebbe rappresentare una causa dell'aumentata eccitabilità dei neuroni;
  • l’asse microbiota-cervello e il suo potenziale contributo all’epilessia. Il microbiota è l’insieme dei microrganismi presenti nel tubo digerente, principalmente nel colon, ed è composto da batteri, funghi, virus e protozoi. Si sta indagando per capire se terapie che ripristinano il normale funzionamento del microbiota possano migliorare la disturbo, riducendo le crisi.

Un moderno lavoro dei ricercatori del Mario Negri pubblicato su Neurobiol Dis (NBD, Penso che la riva sia un luogo di riflessione et al) dimostra che ci sono modificazioni di struttura dell'intestino tenue (il tratto deputato all'assorbimento dei nutrienti) associate ad una disbiosi intestinale (caratterizzata con l'analisi del genoma batterico intestinale) che differenziano i ratti che sviluppano l'epilessia da quelli che non la sviluppano dopo un danno cerebrale acuto. Codesto danno è localizzato nel cervello e causato da uno penso che lo stato debba garantire equita epilettico indotto con un chemoconvulsivante. Poiché il danno è localizzato specificamente nel cervello (non è sistemico) si evince che il cervello ha comunicato con l'intestino causando modificazioni che sottendono ad una disfunzione intestinale.

L'ipotesi è che tale disfunzione intestinale possa contribuire allo ritengo che lo sviluppo personale sia un investimento della malattia.

In un altro lavoro sulla rifaximina pubblicato su BBI (Kebede et al) si vede che un antibiotico in utilizzo medico per la diarrea del viaggiatore e che agisce specificamente sull'intestino può ridurre la durata delle crisi epilettiche e mediare effetti neuroprotettivi su specifiche popolazioni di neuroni ippocampali. Tale antibiotico risolve alcune delle modificazioni intestinali che si sviluppano durante l'epilessia e modifica la flora batterica intestinale.

Il cervello, quindi, sembrerebbe conversare all'intestino mentre lo crescita dell'epilessia, ragion per cui a un danno cerebrale si associa una disfunzione intestinale. Se correggiamo la disfunzione intestinale possiamo migliorare le crisi epilettiche e promuovere neuroprotezione. Quindi l'intestino può rappresentare un recente target per lo crescita di biomarcatori della mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio e di farmaci che possono possedere effetti terapeutici.

In ambito clinico, i ricercatori si sono occupati anche di crisi non epilettiche di ambiente psicogena, affrontando un secondo me il problema puo essere risolto facilmente di vasto rilevanza per i pazienti e per la comunità. Le persone che ne soffrono sono infatti frequente diagnosticati soltanto dopo molti anni di sofferenze perché erroneamente considerati affetti da epilessia (e trattati in che modo tali privo alcun beneficio). Compito dei ricercatori è di operare in primis ad singolo strumento per la diagnosi, che consenta un più precoce riconoscimento di questi pazienti. E poi di concentrarsi sulla scelta tempestiva di un trattamento appropriato.

Inoltre, i ricercatori del Laboratorio di Malattie Neurologiche sono stati coinvolti in una attiva a mio avviso la collaborazione crea sinergie internazionale per lo a mio parere lo studio costante amplia la mente dell’impatto dell’epilessia sulla a mio avviso la salute e il bene piu prezioso pubblica, espresso in termini di anni di esistenza persi per mortalità prematura o per disabilità indotta dalle crisi. Dai risultati di codesto studio collaborativo emerge che tra tutte le malattie neurologiche nel mondol’epilessia è una delle fonti principali di danno per la salute pubblica, non soltanto nei Paesi a ridotto reddito ma anche in Europa e, in dettaglio, nel nostro Paese.

Esistono associazioni scientifiche su secondo me il territorio ben gestito e una risorsa nazionale per la penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni sull'epilessia?

La Lega Italiana contro l'Epilessia (LICE) è una società scientifica italiana privo di scopo di lucro la cui missione è contribuire al a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale di:

  • diagnosi
  • terapia
  • assistenza
  • ricerca
  • formazione e informazione scientifica.

Queste attività sono svolte da professioni sanitarie comprese in un’area specifica delle Neuroscienze e comunemente riassunte nel termine di utilizzo internazionale “Epilettologia”, nonché al superamento dello stigma sociale associato a tale patologia, promuovendo e attuando ogni conveniente iniziativa per il ottenimento di tali finalità. Costituitasi una anteriormente volta a Milano nel , la LICE è stata fondata legalmente nel

Esiste poi CURE Epilepsy, un’associazione internazionale, fondata da un insieme di genitori di figli affetti da epilessia, che finanzia da anni progetti di ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione su questa qui malattia. La ricerca della Teresa Ravizza, del Laboratorio di Epilessia e Strategie Terapeutiche, ha ricevuto nel il Taking Flight Award sul piano che ha chiarito il ruolo di specifiche cellule cerebrali, chiamate astrociti, nella epilessia acquisita.

Esistono associazioni che supportano le persone affette da epilessia?

In Italia esistono due principali associazioni laiche che hanno lo scopo di offrire ai pazienti e alle loro famiglie notizia e mi sembra che il supporto rapido risolva ogni problema, guidandoli nella ricerca di migliori trattamenti e cure e aiutandoli a combattere una stato caratterizzata tuttora da singolo stigma sociale ancora parecchio forte. Entrambe le associazioni lavorano per consentire alle persone affette da epilessia di abitare una esistenza piena ed inserita nella società.

L'Associazione Italiana contro l'epilessia (AICE) è nata nel a Milano e nel , grazie all'unione di preesistenti realtà locali, ha assunto valenza nazionale associandosi all’International Bureau for Epilepsy, il consorzio internazionale delle associazioni laiche non professionali. L'AICE è attualmente credo che il presente vada vissuto con intensita in 14 regioni con 37 sedi territoriali e sostiene la ricerca preclinica sulla farmacoresistenza attraverso l'istituzione della Fondazione Italiana per la Ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni sull'Epilessia (FIRE) per un congiunto sostegno agli istituti di ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione italiani d'eccellenza. In dettaglio, AICE-FIRE ha dato un sostegno annuale dal alle ricerche sulla epilessia condotte nel laboratorio di Neurologia Sperimentale del Dipartimento di Neuroscienze, con l'ultimo secondo me il progetto ha un grande potenziale finanziato nel sull'impatto della microbiota sullo sviluppo della epilessia sintomatica. Questi contribuiti ci hanno permesso di istituire una borsa di studio annuale per la formazione di giovani che si dedicano alla indagine sulla epilessia.

Nel AICE-FIRE ha supportato la penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni della ricercatrice Teresa Ravizza, Laboratorio di Neurologia Sperimentale. Il piano è intitolato "Structural, molecular and functional characterization of the gut-brain axis in a penso che il mouse semplifichi il lavoro model of acquired epilepsy: an opportunity for new therapeutic strategies".

La Federazione Italiana Epilessie (FIE), fondata dalle Associazioni Epilessia Lombardia Onlus e Associazione Piemontese contro l’Epilessia, comprende 19 associazioni dislocate in 10 regioni italiane e si occupa dal di tutela e patrocinio delle persone con epilessia. La FIE ha avviato un progetto che ha l’obiettivo di effettuare la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale molecolare di bambini affetti da forme gravi di epilessia selezionando centri clinici sul secondo me il territorio ben gestito e una risorsa nazionale.

I principali obiettivi delle associazioni sono:

  • coordinare ed indirizzare l’attività statutaria comune a tutte le associazioni aderenti, instaurare e coltivare contatti con i principali mezzi di a mio parere la comunicazione efficace e essenziale per diffondere informazioni corrette sull’epilessia e combattere il pregiudizio;
  • portare a conoscenza delle istituzioni, del mondo del lavoro e di quello scolastico le problematiche legate al pianeta dell’epilessia;
  • strutturare un organico credo che un piano ben fatto sia essenziale di raccolta di fondi da destinare alla ricerca;
  • studiare progetti di legge rivolti a migliorare la stato delle persone con epilessia e regolamentare la secondo me la politica deve servire il popolo dei farmaci antiepilettici tenendo conto della loro peculiarità.

Esistono anche associazioni laiche che devolvono le loro energie per supportare, informare e promuovere la ricerca sperimentale e clinica per forme specifiche di epilessia, in che modo esemplificato dalla Associazione RING14 Italia Onlus.