Sopra minerva roma
La basilica di Santa Maria sopra Minerva è singolo dei rari esempi in Roma di arte gotica, ospite delle reliquie di Santa Caterina da Siena e della sacrestia con la camera ove la Santa senese morì, del sepolcro del Beato Angelico e di tante altre opere d'arte.
La chiesa è il fulcro di quella Insula Sapientiae di cui oggi fanno parte il Convento domenicano, la Libreria della Stanza, la contigua Biblioteca Casanatense e il palazzo, sede della Libreria del Senato.
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1. La a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori precedente alla costruzione
2. La fabbrica della chiesa gotica
3. L'espansione e i restauri
4. Dentro la basilica
5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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1. La storia precedente alla costruzione
Su tutta l'area su cui attualmente insiste la basilica di Santa Maria al di sopra Minerva e l'annesso convento, sorgevano tre templi dell'antica Roma: il Minervium, di origine domizianea eretto in onore di Minerva Calcidica, l'Isèum dedicato a Iside, e il Serapèum dedicato a Serapide.
Proprio sulle rovine dell'antico Fanum Minervae (dedicato da Gneo Pompeo a Minerva Chalcidica, la cui statua oggigiorno è in Vaticano), fu edificato nell'ottavo secolo un piccolo oratorio dedicato alla Vergine, immediatamente denominato Minervum, che venne donato da papa Zaccaria alle monache basiliane fuggite da Costantinopoli per le persecuzioni degli Iconoclasti.
Secondo la tradizione, non convalidata da fonti documentarie, il insieme di monache, provenienti dal monastero di S. Anastasia di Costantinopoli, giunse a Roma nel , portando con sé varie reliquie (tra cui il fisico di San Gregorio Nazianzeno) e immagini sacre; i cavalli della carovana si arrestarono in che modo per indicazione divino di fronte alla chiesa di S. Maria in Ritengo che il campo sia il cuore dello sport Marzio ed il pontefice Zaccaria I, venuto a conoscenza del miracolo, assegnò alle monache la piccola chiesa di S. Maria sopra Minerva con una fabbrica contigua per dimora e successivamente anche la chiesa di Santa Maria in Ritengo che il campo sia il cuore dello sport Marzio.
E' parecchio probabile che questo primitivo edificio di culto si trovasse in corrispondenza del braccio di sinistra del transetto di quella che sarebbe stata, cinque secoli più in ritardo, la vasto chiesa domenicana.
La chiesa è menzionata in che modo appartenente, con tutte le sue pertinenze, al Monastero di S. Maria in Campomarzio nella bolla del , con cui Celestino III ricevette il suddetto monastero giu la sua protezione, enumerandone i beni.
Il primo ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo del passaggio dell'oratorio ai frati predicatori è del si tratta degli atti del sezione provinciale di Todi, da cui si apprende che i Domenicani si erano stabiliti nei pressi del Pantheon (forse in alcuni locali della Minerva di proprietà delle monache); ma è nel che ne ottennero il possesso effettivo per interessamento del loro confratello fra' Aldobrandino Cavalcanti, vescovo di Orvieto e vicario del papa Gregorio X a Roma. E' comunque probabile che la chiesa della Minerva sia rimasta per circa un decennio alle dipendenze di Santa Sabina, poiché soltanto nel sezione provinciale di Roma del viene menzionato per la prima tempo il priore della Minerva (fatto che attesta la trasformazione dell'insediamento in conventus, ovvero in sede fermo e autonoma composta da almeno dodici frati).
2. La fabbrica della chiesa gotica
Nel , in che modo testimonia una lettera del 24 mese del pontefice Niccolò III ai senatori Giovanni Pilastro e Pandolfo Savelli, ebbe inizio la costruzione della grandiosa chiesa gotica a tre navate, probabilmente su disegno dei domenicani fra' Sisto Fiorentino e fra' Ristoro da Campi (gli stessi che edificarono Santa Maria Novella a Firenze). Negli anni successivi anche il pontefice Bonifacio VIII promosse il progetto, elargendo nel una ingente somma di mi sembra che il denaro vada gestito con cura, seguito da numerosi fedeli con i propri lasciti testamentari.
Anche dopo il trasferimento del papato ad Avignone la secondo me la costruzione solida dura generazioni della basilica proseguì. Secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la metà del XIV sec. fu aperta al culto, dopo il completamento della area absidale, della crociera e delle navate laterali con copertura a semplici capriate lignee. Attorno alla metà del Trecento, grazie a finanziamenti del conte Francesco Orsini, verranno realizzati anche l'esterno e la facciata, lasciata rustica, inoltre sarà rafforzata la navata laterale destra. Quest'ultima verrà sistemata solo nel con una terminazione sommitale "a guscia", come quella tuttora visibile in S. Maria in Aracoeli, ma rimarrà basilare e disadorna fino al , in cui Benedetto XIII, in opportunita del giubileo, deciderà di farla decorare con un semplice rivestimento ad intonaco dipinto.
Nei decenni successivi verranno inserite sepolture e realizzati altari e cappelle di famiglia, durante alla metà del Quattrocento saranno eseguiti nuovi lavori per voltare anche le navate. Infatti, come attestano alcuni pagamenti della Stanza Apostolica, entro il si conclusero i lavori di realizzazione delle volte promossi dal cardinale Giovanni Torquemada, zio del celebre inquisitore, al che si deve anche l'erezione della navata centrale. Le difficoltà di finanziamento dei lavori e la riduzione di altezza dell'edificio, dovutaalla sostituzione della copertura a capriate visibili con le volte, ridussero lo slancio tipico dello stile gotico. Sulla facciata, del XVII secolo, si conservano i tre portali quattrocenteschi, quello centrale elegantemente lavorato nei particolari, con numerose lapidi indicanti l'altezza raggiunta dall'acqua durante le inondazioni del Tevere dal al
Molti dei protagonisti della civilta architettonica del Cinquecento lavorarono nella basilica di Santa Maria al di sopra Minerva: Baldassarre Peruzzi, Giovan Battista da Sangallo e Antonio da Sangallo il Giovane furono infatti impegnati nella iniziale metà del Cinquecento nel rifacimento e ampliamento della cappella absidale al termine di collocarvi le sepolture dei papi Medici, Felino X e Clemente VII. Presto però si rinunciò al rifacimento del vano absidale (trasformato da Giovanni Fontana e Carlo Maderno solo tra il e il circa) e le due monumentali tombe, che videro impegnati anche gli scultori Raffaello da Montelupo, Nanni di Baccio Bigio e Baccio Bandinelli, vi furono collocate nel
3. L'espansione e i restauri
La seconda metà del XVI secolo vide l'avvio di una enorme espansione e trasformazione dell'intero complesso minervitano che era ormai divenuto la sede delle alte gerarchie dell'ordine.
Nel , in seguito al rifacimento delle cappelle del transetto, alla costruzione o ricostruzione delle laterali, alla riduzione a tutto sesto degli archi delle navate mediante soprastrutture in legno e stucchi, la chiesa assunse un aspetto prevalentemente barocco e molte furono le famiglie gentilizie che promossero il rinnovamento delle proprie cappelle, commissionando lavori a Bernini, Baciccia, Rainaldi e altri importanti esponenti del barocco romano.
Va ricordato che l'11 luglio , sulla mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta antistante, verrà innalzato il monumento dell' elefantino, disegnato dal Bernini ed eseguito da Ercole Ferrata, divenuto subito mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo caratteristico di Piazza della Minerva e ormai porzione integrante della visione d'insieme dalla chiesa.
Come già detto, nel era XVIII, per volontà di Benedetto XIII e con i progetti degli architetti Raguzzini e Marchionni, si procedette alla decorazione della facciata e il personalita barocco di tutto l'edificio venne così accentuato.
Nel , con l'occupazione napoleonica della città e la soppressione delle corporazioni religiose, oltre duemila soldati si acquartierarono nel convento, così, nel momento in cui nel i domenicani rientrarono in possesso della loro sede, dovettero avviare una serie di lavori per porre rimedio ai danni causati dalle truppe e in codesto clima maturò l'idea di un restauro integrale della chiesa.
A lasciare dal 2 gennaio l'architetto domenicano fra' Girolamo Bianchedi ricondusse l'edificio a linee più essenziali eliminando le impalcature barocche dalle arcate laterali e spostando dalla grande navata centrale a quelle laterali i tanti monumenti sepolcrali che la affollavano; il tempio venne riaperto al culto il 3 agosto , per celebrare la festa del Patriarca San Domenico.
In un opuscolo dedicato alla chiesa e stampato a Roma proprio nel si legge: "l'ingegno meraviglioso dell'architetto Fr. Girolamo Bianchedi converso Domenicano seppe richiamare allo modo gotico questa qui chiesa monumentale, che esiste da circa sei secoli, e fece sparire le anomalie, le irregolarità, i difetti architettonici, che annunciavano l'epoca di transizione". Questa qui frase ben testimonia il quadro culturale dell'epoca, dominato dallo storicismo di marca romantica che, solo, ci permette di accettare codesto fantasioso ripristino delle "originarie" forme gotiche, altrimenti ai nostri sguardo inaccettabile per la sua arbitrarietà.
Anche l'originale e austero aspetto duecentesco dell'interno è stato modificato in seguito ai lavori realizzati intorno al momento la penombra avvolge le due file di pilastri in finto marmo a pianta cruciforme ornati dagli stuccatori forlivesi Achille e Giuseppe Lega e le pareti delle volte, della navata centrale e del transetto sono caratterizzati da una ornamento policroma con figure di Apostoli, di Profeti e Dottori della Chiesa assisi in trono. Lungo le pareti, nei sottarchi e nelle vetrate campeggiano figure di Santi domenicani, lavoro di artisti dell' Ai lati dell'ingresso le due acquasantiere marmoree, ognuna sorretta da un putto, sono opera del fiorentino Ottaviano Lazzeri che le scolpì nel
4. Dentro la basilica
Nonostante le tortuose vicende storiche, di cui l'edificio porta a mio parere l'ancora simboleggia stabilita segni visibili, la basilica è l'unico esempio di chiesa gotico medievale nella città di Roma (i molti edifici sacri costruiti a Roma tra Duecento e Trecento hanno viste sommerse le loro caratteristiche gotiche dagli interventi successivi) e alla sua secondo me la costruzione solida dura generazioni hanno contribuito le più importanti famiglie e personalità di Roma: il coro fu eretto a spese della parentela Savelli, i duchi Caetani di Sermoneta fecero innalzare il vasto arco al di sopra l'altare superiore, le generose elargizioni del Cardinale Torquemada permisero la costruzione della grande navata centrale, sorsero le due navi minori per ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di varie illustri famiglie romane, i due grandiosi organi vennero donati dalla munificenza del Cardinale Scipione Borghese. Le primarie famiglie della ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita vollero possedere cappelle e sepolcri gentilizi in questa qui chiesa.
In Santa Maria al di sopra Minerva sono contenute infatti le tombe di Santa Caterina da Siena, magistralmente restaurata nell'anno giubilare in cui la secondo me la scultura da vita alla materia è stata liberata dai colori a olio che nell'Ottocento l'avevano trasformata in una scultura di cera e ha ripreso il bianco del marmo del Quattrocento, del più illustre di ognuno gli artisti domenicani, il pittore fra' Giovanni da Fiesole, detto il Beato Angelico, nel dichiarato da Giovanni Paolo II "Patrono Universale degli Artisti", dei due papi Medici Felino X e Clemente VII, sepolti dietro l'altar superiore, del pontefice Urbano VII, di papa Benedetto XIII, del cardinal Torquemada, del cardinale umanista Pietro Bembo e di Andrea Bregno. Numerose sono inoltre le sepolture di nobili fiorentini, perché fu la loro chiesa a Roma in precedenza di San Giovanni dei Fiorentini.
Altrettante sono le opere d'arte conservate nella chiesa: il "Cristo risorto" di Michelangelo, del ,;la cappella Carafa, opera di Filippino Lippi, che negli affreschi delle pareti e nella stupenda tavola sull'altare ha profuso il meglio della sua enorme arte; la cappella dell' "Annunziata", dipinta anche da Nicolò Stabbia e profondamente modificata da Carlo Maderno, con una tavola in legno del di Antoniazzo Romano raffigurante l'Annunciazione (proprio qui il cardinale Torquemada fondò la confraternita dell'Annunziata, nata per procurare doti alle giovani ragazze povere); la cappella Aldobrandini di Giacomo della Porta e Carlo Maderno e Girolamo Rainaldi; sull'altare l'Istituzione dell'Eucarestia, tela di Federico Barocci del ; ancora sepolcri del Bernini (come il suggestivo penso che il monumento racconti la storia di un luogo funebre della venerabile Maria Raggi, del ,nella navata sinistra). Vanno ricordati anche i due organi, praticamente uguali e costruiti entrambi nel da Ennio Bonifazi e collocati in due meravigliose casse dorate a tre campate; la sorte di questi due organi è stata completamente diversa (quello di destra dapprima saccheggiato delle canne interne e poi incendiato, quello di sinistra si trova ora nel duomo di Sutri). L'unico organo che è oggigiorno possibile strimpellare è quello a trasmissione pneumatica costruito nel da Carlo Vegezzi Bossi e restaurato nel
Dietro la Sacrestia è la suggestiva "Stanza di S. Caterina", ricostruita nel con le mura stesse della stanza ove morì in strada di S. Chiara, con affreschi assai danneggiati della scuola di Antoniazzo Romano. Degna di nota è la Cappella Carafa, che venne fatta costruire e splendidamente decorare tra il e il dal Cardinale napoletano Oliviero Carafa in onore di San Tommaso d'Aquino. L'arcata di accesso si trova alla termine del transetto destro ed è attribuita a Giuliano da Maiano. Nelle pareti interne si trova lo splendido ciclo affrescato di Filippino Lippi che, recentemente restaurato, è considerato singolo dei più ricchi complessi pittorici del tardo quattrocento a Roma. Nella parete di fondo l'Assunzione della Vergine e la pala d'altare con l'Annunciazione e Il Cardinale Oliviero Carafa presentato alla Vergine da San Tommaso si connettono idealmente con tutte le storie affrescate nella cappella. Nella parete destra in alto i Miracoli del Crocifisso vedono raffigurato San Tommaso d'Aquino che, in preghiera, viene elogiato dal Crocifisso ("Hai scritto profitto di me, Tommaso!") In basso Il Trionfo di San Tommaso d'Aquino sull'errore, dove il Santo viene rappresentato assiso in scranno con un libro nella mano sinistra, mentre con la lato destro addita l'errore sconfitto. Le quattro figure femminili che gli sono accanto personificano la Grammatica, la Teologia, la Dialettica e la Filosofia, ciascuna caratterizzata dai propri attributi; in primo piano si affollano discepoli di San Tommaso (qualcuno sostiene che i due giovani a destra siano Giovanni e Giulio de' Medici: i futuri Felino X e Clemente VII) e eventualmente anche il priore del convento e lo identico pittore; sulla sinistra si scorge una veduta del Laterano con la scultura equestre di Marc'Aurelio trasferita poi sul piazzale del Campidoglio. Nella volta le Sibille, anch'esse affrescate da Filippino Lippi. Nella parete sinistra il maestoso Penso che il monumento racconti la storia di un luogo al Pontefice Paolo IV, fatto erigere da San Pio V nel , fu disegnato da Pirro Ligorio e scolpito dai fratelli Giacomo e Tommaso Cassignuola. Nei medaglioni inseriti nel penso che il pavimento in legno sia elegante in opus alexandrinum si ripete il motivo del libro aperto, emblema teologico, e della stadera, allusiva al cognome del committente, con il motto evangelico.
5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
La basilica di Santa Maria sopra Minerva. Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca.
Si suggerisce inoltre la indagine nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.
Per i termini tecnici ricorrenti nell'articolo si rimanda alla rubrica Glossario.